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II Guerra Mondiale

La battaglia di Troina

Ultima modifica 28 marzo 2024

La città di Troina, sita nell’entroterra siciliano a circa 1120 metri sul livello del mare, è stata da sempre un avamposto di notevole importanza, soprattutto nei periodi bellici, quando, per la sua posizione strategica, i vari eserciti ne fecero un importante presidio militare.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, nell’ambito dell’operazione Husky per la conquista della Sicilia da parte delle forze Alleate, Troina, per la sua posizione geografica, tornò ad essere un punto strategico di combattimento, divenendo così la chiave di volta del sistema difensivo, denominato «Linea dell’Etna», posto in essere dalle forze armate dell’Asse al fine di arrestare l’inesorabile corsa delle truppe Anglo-americane verso Messina e, al contempo, facilitare l’evacuazione di uomini e mezzi verso la Calabria.
Dopo la caduta di Leonforte, Nicosia ed Agira, le difese tedesche si ritirarono verso Troina. La città, arroccata su un’altura, divenne l’ultimo baluardo settentrionale della linea difensiva dell’Etna. Qui, già il 19 luglio, fu trasferito il comando di divisione della «Livorno» e disposto lo spostamento di alcuni elementi italiani della sanità e del nucleo di sussistenza. I tedeschi, già a fine luglio erano arretrati fino a San Fratello, ma la contemporanea avanzata su due fronti, americana e canadese, costrinse il generale Hube a dare ordini per un ulteriore arretramento verso Messina. La prima divisione americana del generale Allen, dal momento del suo sbarco a Gela si mosse velocemente sugli obiettivi della Sicilia centrale, conquistando già il 17 luglio Piazza Armerina, il 20 Enna e altri comuni limitrofi. Il 30 luglio, mentre la 45ª divisione statunitense era duramente impegnata dalle retroguardie tedesche e italiane sulla fascia costiera settentrionale dell’Isola, nei pressi di Santo Stefano di Camastra, la 1ª divisione puntò su Troina. La 15ª divisione Panzergrenadier del generale Rodt, dopo una serie di arretramenti verso est, si fermo a Troina, dove predispose una delle più agguerrite difese della campagna di Sicilia. Agli accaniti attacchi americani facevano seguito furiosi contrattacchi dei reparti italo-tedeschi. Lo storico ufficiale americano della campagna, ammiraglio Morison, scrisse che a Troina «la 15ª divisione tedesca e la divisione Aosta contrattaccarono non meno di 24 volte».
I gruppi tattici tedeschi, appoggiati dall’artiglieria italiana delle divisioni Aosta e Assietta, resistettero per cinque giorni, dall’ 1 al 5 agosto, all’offensiva americana e ai continui bombardamenti alleati che su Troina scaricarono centinaia di tonnellate di bombe. In quei giorni gli americani attaccarono con quattro reggimenti di fanteria appoggiati dalle bocche da fuoco di quindici battaglioni d’artiglieria e cinque battaglioni di semoventi. L’intera valle si trasformò in un inferno. Squassati dalle esplosioni, tormentati dal caldo e dalla sete, i fanti USA soffrirono molte perdite e furono costretti a ripiegare su posizioni di partenza. Il generale americano Allen, che comandava la 1ª divisione, la Big Red One, ebbe il rinforzo di un altro reggimento di fanteria e di altre folte unità di carri e di artiglieria. I cannoni aprirono un intensissimo fuoco con granate al fosforo, mentre le formazioni di cacciabombardieri si avvicendarono freneticamente su quel settore.
Il 4 agosto le strade di Troina si trasformarono in un inferno. Sull’abitato vennero sganciate dai bombardieri Alleati centinaia di bombe di oltre due quintali, che distrussero completamente ciò che fino a quel momento era rimasto in piedi. Morirono tanti civili, moltissimi rimasero feriti. Il giorno successivo un’ulteriore offensiva americana costrinse gli ultimi tedeschi rimasti in città a ritirarsi verso Cesarò. Quando le forze dell’Asse si ritirarono da Troina, il I° battaglione del V° Aosta era ridotto a 170 uomini. La 15ª divisione Panzergrenadier perdette in quei giorni nella battaglia di Troina circa 1600 uomini, ossia il 10% dei suoi effettivi, pari al 40% delle truppe combattenti in linea. Moltissime furono anche le perdite della 1ª divisione americana.
Il mattino del 6 agosto gli effettivi della retroguardia avevano lasciato Troina e le postazioni sulle sue montagne. Verso mezzogiorno le prime truppe di Allen entrarono nella cittadina abbandonata e distrutta. Dei dodicimila abitanti che costituivano la popolazione ne erano rimasti veramente in pochi. L’orribile scena che accolse gli americani è descritta da un corrispondente statunitense: «[…] una vecchia con aria spettrale che era distesa tra calcinacci e travi di legno spaccate […] tendeva le mani verso di noi, fissandoci con occhi che non vedevano, e i suoi lamenti erano simili al fruscio del vento tra i pini. Ci dirigemmo verso la chiesa. La luce splendeva attraverso un foro sul tetto. Sotto di esso una bomba inesplosa di più di due quintali giaceva sul pavimento. Un soldato americano mi sussurrò nell’orecchio: ‘Dio, questo è stato un miracolo…’. Nell’ufficio del Podestà trovammo alcuni feriti che i nostri soldati avevano trascinato fuori dalle macerie. Su una panca di legno era disteso il magro corpicino di una ragazzina di circa dieci anni. I suoi capelli neri erano striati di polvere di gesso grigia. Una delle sue gambe era completamente avvolta in bende con cui l’aveva fasciata la nostra compagnia. Nelle mani stringeva un biscotto che le aveva dato un soldato. Non si muoveva e fissava il cielo. Su un’altra panca sedeva un ragazzo di circa tredici anni, con indosso solo un paio di mutande. Sul suo corpo c’erano cicatrici rosse nei punti in cui era rimasto ustionato. I nostri medici non avevano pomate per le bruciature, così il ragazzo sedeva là tremando dalla testa ai piedi; e soffriva terribilmente. Per un bel pò rimase zitto, ma infine le sue labbra incominciarono a tremare e il suo corpo fu scosso da forti singhiozzi […]».
La popolazione, pur con molta sofferenza, dovette rifugiarsi per molti giorni nelle campagne o in alloggi di fortuna (e in condizioni impossibili) per cercare riparo dalle incursioni aeree. Molti civili, tra i quali parecchi bambini, non prevedendo che Troina dovesse essere il centro nevralgico dei combattimenti della «Linea dell’Etna» e fiduciosi di un rapido passaggio del fronte, rimasero in città perdendo la vita (circa 116); moltissimi furono anche i feriti. Quasi tutta la rete viaria interna e gli edifici pubblici, comprese anche molte chiese (Cattedrale, San Sebastiano, San Silvestro, Santa Lucia, Collegio di Maria), furono danneggiati, più o meno pesantemente, dai bombardamenti. Nemmeno il Cimitero fu risparmiato dalle incursioni. Interi nuclei abitativi furono quasi rasi al suolo. Non mancarono, durante i giorni dei combattimenti, atti di crudeltà da parte dei soldati tedeschi.

Tratto da "La Battaglia di Troina - Relazione sui fatti accaduti" - Fabio Venezia, Salvatore Barbirotto - Anno 2007

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